Siamo favorevoli all’adozione di pratiche sostenibili e responsabili purché questo non comporti nuove complicazioni burocratiche e costi aggiuntivi.
“Il nostro – sostiene la CNA di Pesaro e Urbino – è un settore in difficoltà da anni. Dalla florida jeans valley degli anni Ottanta-Novanta e primi Duemila (Urbania, Fermignano), siamo diventati quasi un deserto”. Gli imprenditori del tessile, moda e abbigliamento dicono sì alla responsabilità estesa del produttore nel settore tessile, ma senza oneri burocratici, con incentivi alle imprese mirati alla sostenibilità, con il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera produttiva, senza escludere quindi i private label.
Sono le indicazioni espresse dai rappresentanti di CNA Federmoda e Confartigianato intervenuti oggi in audizione presso la Commissione Ambiente della Camera sui regimi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) nella gestione dei rifiuti nel settore tessile.
Le Confederazioni, pur condividendo l’intento di introdurre l’EPR nel settore moda per promuovere l’adozione di pratiche sostenibili e responsabili, hanno evidenziato la preoccupazione che le PMI, che costituiscono la maggior parte delle imprese nel settore tessile, si trovino gravate da nuove complicazioni burocratiche e costi aggiuntivi.
CNA Federmoda e Cgia hanno anche insistito sulla necessità di una responsabilità condivisa tra tutti gli attori della filiera; dal produttore del tessuto al produttore del capo finito. Per garantire il raggiungimento degli obiettivi di riuso e riciclo, bisogna evitare che il sistema EPR diventi un’opportunità di business per pochi attori dominanti. In particolare, hanno messo in evidenza la problematica legata all’esclusione dei “private label” dal sistema EPR, come previsto da alcune bozze del decreto ministeriale. L’esclusione di questi produttori potrebbe ridurre le risorse disponibili per la gestione del fine vita dei prodotti tessili, creando disparità tra i produttori e i distributori e minando il principio di responsabilità condivisa. Le Confederazioni hanno chiesto che i distributori con private label vengano trattati come produttori e inclusi nel sistema, per garantire equità e trasparenza.
Le Confederazioni hanno anche proposto di rafforzare la funzione proattiva dei consorzi di gestione dei rifiuti, valorizzando il trattamento degli scarti pre-consumo e sostenendo le piccole imprese nella transizione verso modelli produttivi più sostenibili.
Sottolineata anche la necessità di incentivi per le imprese del settore, al fine di favorire l’adozione di pratiche di eco-progettazione e il riciclo delle fibre tessili.
Ribadita altresì l’importanza di un sistema di raccolta e conferimento dei rifiuti tessili che si armonizzi con le nuove direttive europee, e di un forte impegno nel contrastare la “fast-fashion”, promuovendo il consumo responsabile e sostenibile tra i consumatori finali.
Le Confederazioni hanno sollecitato anche il coinvolgimento attivo delle Associazioni di categoria, che potrebbero svolgere un ruolo fondamentale nel supportare le piccole imprese nel percorso di transizione ecologica e nell’assicurare che la gestione dei rifiuti tessili avvenga in modo equo e sostenibile.